Di fronte alla tragedia, conseguenza del dissesto idrogeologico, che ha colpito Genova questi giorni e che altro non è se non l'ultima di una serie sempre più frequente e sempre più grave di disastri dovuti alla fragilità del territorio italiano da troppi anni sotto l'assedio di abusivismo e politiche edilizie dissennate, emerge come ogni volta quanto sia forte il rischio idrogeologico in ogni regione d'Italia.
Con il termine "rischio geologico-idraulico" si fa riferimento al rischio derivante dal verificarsi di eventi meteorici estremi che inducono a tipologie di dissesto tra loro strettamente interconnesse, quali frane ed esondazioni: in Italia si sono contate 5.400 alluvioni e 11.000 frane negli ultimi 80 anni, 70.000 persone coinvolte e 30.000 miliardi di danni negli ultimi 20 anni. Servirebbero 43 miliardi di euro per mettere in sicurezza il territorio italiano (27 al Centro-Nord, 13 al Sud, 3 per gli interventi di recupero delle coste).
Dai dati del Ministero dell'Ambiente e Tutela del Territorio, 5.581 comuni italiani (68,9% del totale) ricadono in aree classificate a potenziale rischio idrogeologico più alto. Tra questi il 21,1% ha nel proprio territorio di competenza aree franabili, il 15,8% aree alluvionabili e il 32,0% aree a dissesto misto (aree franabili e aree alluvionabili). La superficie nazionale, classificata a potenziale rischio idrogeologico più alto, è pari a 21.551,3 Km2 (7,1% del totale nazionale) suddivisa in 13.760 Km2 di aree franabili e 7.791 Km2 di aree alluvionabili; le aree a potenziale rischio da valanga (1.544 Km2) sono accorpate a quelle di frana. La regione con il maggior numero di comuni interessati (1046) è il Piemonte, mentre la Sardegna è la regione con il minor numero (42). Le regioni caratterizzate dalla percentuale più alta (100%), relativa al numero totale dei comuni interessati da aree a rischio potenziale più alto, sono la Calabria, l’Umbria e la Valle d’Aosta, insieme a Marche e Toscana, mentre la Sardegna è quella con la percentuale minore (11,2%).
Con il termine "rischio geologico-idraulico" si fa riferimento al rischio derivante dal verificarsi di eventi meteorici estremi che inducono a tipologie di dissesto tra loro strettamente interconnesse, quali frane ed esondazioni: in Italia si sono contate 5.400 alluvioni e 11.000 frane negli ultimi 80 anni, 70.000 persone coinvolte e 30.000 miliardi di danni negli ultimi 20 anni. Servirebbero 43 miliardi di euro per mettere in sicurezza il territorio italiano (27 al Centro-Nord, 13 al Sud, 3 per gli interventi di recupero delle coste).
Dai dati del Ministero dell'Ambiente e Tutela del Territorio, 5.581 comuni italiani (68,9% del totale) ricadono in aree classificate a potenziale rischio idrogeologico più alto. Tra questi il 21,1% ha nel proprio territorio di competenza aree franabili, il 15,8% aree alluvionabili e il 32,0% aree a dissesto misto (aree franabili e aree alluvionabili). La superficie nazionale, classificata a potenziale rischio idrogeologico più alto, è pari a 21.551,3 Km2 (7,1% del totale nazionale) suddivisa in 13.760 Km2 di aree franabili e 7.791 Km2 di aree alluvionabili; le aree a potenziale rischio da valanga (1.544 Km2) sono accorpate a quelle di frana. La regione con il maggior numero di comuni interessati (1046) è il Piemonte, mentre la Sardegna è la regione con il minor numero (42). Le regioni caratterizzate dalla percentuale più alta (100%), relativa al numero totale dei comuni interessati da aree a rischio potenziale più alto, sono la Calabria, l’Umbria e la Valle d’Aosta, insieme a Marche e Toscana, mentre la Sardegna è quella con la percentuale minore (11,2%).
fonti: ISPRA, Rischio idrogeologico; legambiente, I numeri del dissesto idrogeologico - foto: Genova, alluvione del 4 novembre 2011, nuova resistenza
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