Lo sciopero inteso come astensione collettiva dal lavoro di lavoratori subordinati promossa dai sindacati, avente per finalità di ottenere, esercitando una pressione sui datori di lavoro, il miglioramento delle condizioni di lavoro rispetto a quelle disciplinate dal contratto collettivo nazionale di lavoro, è un concetto ovviamente proprio dell'Italia repubblicana.
Va quindi fatta una distinzione storica tra lo sciopero prima e dopo la seconda guerra mondiale. Lo sciopero generale dell'1-8 marzo 1944 è considerato come il più grande sciopero generale compiuto nell’Europa occupata dai nazionalsocialisti, tant’è che il New York Times ne scrisse proprio in questi termini nella sua edizione del 9 marzo 1944. In Italia, i grandi centri industriali di Milano e Torino furono per otto giorni completamente paralizzati. A Milano durante tre giorni scioperarono compatti anche i tranvieri, i postelegrafonici e gli operai del Corriere della Sera. Lo sciopero si estese dal Piemonte e dalla Lombardia al Veneto, alla Liguria, all'Emilia ed alla Toscana. Due milioni di operai parteciparono al movimento appoggiato da forti manifestazioni di contadini e di donne della campagna, specialmente nell'Emilia.
Nell'Italia repubblicana, nel 2002 giungeva a compimento l’offensiva di Governo e Confindustria contro l’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, che stabiliva il diritto al reintegro sul posto di lavoro in caso di licenziamento senza giusta causa. La CGIL, dopo il XIV Congresso di Rimini (febbraio 2002), organizzò il 23 marzo 2002 la più grande manifestazione della storia italiana, con tre milioni di partecipanti al Circo Massimo di Roma.
Va quindi fatta una distinzione storica tra lo sciopero prima e dopo la seconda guerra mondiale. Lo sciopero generale dell'1-8 marzo 1944 è considerato come il più grande sciopero generale compiuto nell’Europa occupata dai nazionalsocialisti, tant’è che il New York Times ne scrisse proprio in questi termini nella sua edizione del 9 marzo 1944. In Italia, i grandi centri industriali di Milano e Torino furono per otto giorni completamente paralizzati. A Milano durante tre giorni scioperarono compatti anche i tranvieri, i postelegrafonici e gli operai del Corriere della Sera. Lo sciopero si estese dal Piemonte e dalla Lombardia al Veneto, alla Liguria, all'Emilia ed alla Toscana. Due milioni di operai parteciparono al movimento appoggiato da forti manifestazioni di contadini e di donne della campagna, specialmente nell'Emilia.
Nell'Italia repubblicana, nel 2002 giungeva a compimento l’offensiva di Governo e Confindustria contro l’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, che stabiliva il diritto al reintegro sul posto di lavoro in caso di licenziamento senza giusta causa. La CGIL, dopo il XIV Congresso di Rimini (febbraio 2002), organizzò il 23 marzo 2002 la più grande manifestazione della storia italiana, con tre milioni di partecipanti al Circo Massimo di Roma.
fonti: insmli, Scioperi del marzo 1944; resistenze.org, Lo sciopero generale dell'1-8 marzo (1944); cgil, Dalla nascita ai giorni nostri - foto: Manifestanti FIOM CGIL in piazza, ateneinrivolta.org, flickr
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