Nel 2015, secondo il rapporto di Global Witness, il numero delle vittime tra gli attivisti è cresciuto del 59% rispetto all'anno precedente. Quattro su dieci appartenevano a un popolo indigeno. Nel 2015 sono stati assassinati 185 difensori del territorio e dell’ambiente.
Secondo Global Witness, che ha pubblicato il 20 giugno il proprio rapporto, si è trattato dell’anno “più mortifero della storia”. Il numero delle vittime rappresenta un aumento del 59% rispetto all’anno precedente. Tra le risorse, senz’altro è l’opposizione ad iniziative del settore estrattivo e minerario ad aver causato il maggior numero di vittime nel 2015: sono 42 i casi, in 10 Paesi. In questo ambito, l’aumento rispetto al 2014 è del 70%. Gli altri ambiti indicati come cause di un numero rilevante di omicidi sono il comparto agro-industriale (con 20), le dighe e i diritti sull’utilizzo delle acque (15) e lo sfruttamento delle risorse forestali (15).
Il Brasile è il Paese che ha registrato nel 2015 il più alto numero di vittime, 50. Seguono, secondo i dati di Global Witness, che riguardano 16 Paesi, le Filippine (con 33), la Colombia (26), Perù (12) e Nicaragua (12). Complessivamente, sono 7 i Paesi dell’America Latina coinvolti (anche Guatemala, Honduras e Messico, oltre ai 4 già elencati). Sette i Paesi dell’Asia. Due quelli africani.
Secondo Global Witness, che ha pubblicato il 20 giugno il proprio rapporto, si è trattato dell’anno “più mortifero della storia”. Il numero delle vittime rappresenta un aumento del 59% rispetto all’anno precedente. Tra le risorse, senz’altro è l’opposizione ad iniziative del settore estrattivo e minerario ad aver causato il maggior numero di vittime nel 2015: sono 42 i casi, in 10 Paesi. In questo ambito, l’aumento rispetto al 2014 è del 70%. Gli altri ambiti indicati come cause di un numero rilevante di omicidi sono il comparto agro-industriale (con 20), le dighe e i diritti sull’utilizzo delle acque (15) e lo sfruttamento delle risorse forestali (15).
Il Brasile è il Paese che ha registrato nel 2015 il più alto numero di vittime, 50. Seguono, secondo i dati di Global Witness, che riguardano 16 Paesi, le Filippine (con 33), la Colombia (26), Perù (12) e Nicaragua (12). Complessivamente, sono 7 i Paesi dell’America Latina coinvolti (anche Guatemala, Honduras e Messico, oltre ai 4 già elencati). Sette i Paesi dell’Asia. Due quelli africani.
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