Uno studio condotto dalla Uila, l'Unione italiana dei lavoratori agroalimentari, nel 2018, documenta l'incidenza della manodopera immigrata nelle colture e allevamenti del Paese. Ne emerge che se a portare avanti le aziende agricole fossero solo gli italiani le produzioni si bloccherebbero proprio nelle aree a forte trazione leghista, laddove cioè si registrano maggiori proclami ostili rispetto alla presunta "invasione straniera".
Stando ai dati Inps 2016 elaborati dallo studio, sono le province di Bolzano, Cuneo e Asti quelle con la maggiore percentuale di lavoratori stranieri nell'agricoltura, con rispettivamente l'82%, il 74% e il 70% di incidenza. Ogliastra, Carbonia-Iglesias e Palermo, con dati intorno al 7%, chiudono la lista delle province italiane.
Prendendo in considerazione invece i lavoratori con meno di dieci giornate lavorative, sono Pavia, Foggia e Barletta-Andria-Trani le prime tre province.
Stando ai dati Inps 2016 elaborati dallo studio, sono le province di Bolzano, Cuneo e Asti quelle con la maggiore percentuale di lavoratori stranieri nell'agricoltura, con rispettivamente l'82%, il 74% e il 70% di incidenza. Ogliastra, Carbonia-Iglesias e Palermo, con dati intorno al 7%, chiudono la lista delle province italiane.
Prendendo in considerazione invece i lavoratori con meno di dieci giornate lavorative, sono Pavia, Foggia e Barletta-Andria-Trani le prime tre province.
fonte: Repubblica, Agricoltura, il made in Italy trainato dagli immigrati. Senza di loro il Nord rischia la paralisi - foto: braccianti mentre si recano in campagna, Paolo Bompiani, Oggi Scienza, Flickr
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