L’epidemia in corso causata dal Coronavirus ha obbligato un gran numero di persone, lavoratori dipendenti, autonomi, studenti, a ricorrere al lavoro o allo studio online. In questi ultimi mesi c'è stata quindi un'impennata, necessaria, del lavoro agile, sia in Italia che in Europa che nel resto del mondo; prima di questa crisi, i pochi dati aggregati relativi al fenomeno sono stati raccolti da Eurofound e dall’Organizzazione Mondiale del Lavoro nel 2017.
Le percentuali di diffusione dello smart-working affidato alle nuove tecnologie variano moltissimo. In Europa la media è intorno al 17%, con l’Italia che risulta fanalino di coda sia rispetto ai dipendenti che scelgono di lavorare da casa sia rispetto a quelli che fanno grande uso delle nuove tecnologie lavorando in mobilità. In italia solo il 7% dei lavoratori ha accesso allo smart working, di cui il 5% smartworkers occasionali e meno dell’1% telelavoratori.
In Danimarca il 37% dei lavoratori ha accesso allo smart working, in Svezia il 33% e nei Paesi Bassi il 30%. Seguono Regno Unito, Lussemburgo, Francia, Estonia, Finlandia, Belgio e Irlanda. Chiudono la classifica Repubblica Ceca, Grecia e Italia.
Le percentuali di diffusione dello smart-working affidato alle nuove tecnologie variano moltissimo. In Europa la media è intorno al 17%, con l’Italia che risulta fanalino di coda sia rispetto ai dipendenti che scelgono di lavorare da casa sia rispetto a quelli che fanno grande uso delle nuove tecnologie lavorando in mobilità. In italia solo il 7% dei lavoratori ha accesso allo smart working, di cui il 5% smartworkers occasionali e meno dell’1% telelavoratori.
In Danimarca il 37% dei lavoratori ha accesso allo smart working, in Svezia il 33% e nei Paesi Bassi il 30%. Seguono Regno Unito, Lussemburgo, Francia, Estonia, Finlandia, Belgio e Irlanda. Chiudono la classifica Repubblica Ceca, Grecia e Italia.
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