Limitandoci alla storia moderna e contemporanea - tralasciando quindi la Rotta della Cucca del 17 ottobre 589, causa dello sconvolgimento idrografico che tra il VI e l'VIII secolo modificò il panorama fluviale del basso Veneto - l'alluvione di Palermo del 27 settembre 1557 è stata la più violenta d'Italia.
Uccise circa 7000 palermitani e numerosi animali tra cavalli e buoi, le cui carcasse venivano trascinate dalla furia del fango fino al porto della città. Una spaventosa ondata di fango venne giù dai Monti di Palermo, colmi di valloni e gole, e si accumulò nella depressione sotto le mura della città fino a toccare i quattro metri di altezza. Il disastro del Vajont, per vittime e devastazione, non ha pari nel XX secolo: la sera del 9 ottobre 1963, nel neo-bacino idroelettrico artificiale del Vajont, a causa della caduta di una colossale frana dal soprastante pendio del Monte Toc nelle acque del sottostante bacino, l'acqua dell'invaso tracimò e superò la diga. L'onda provocò l'inondazione e la distruzione degli abitati del fondovalle veneto, tra cui Longarone, e la morte di 1.917 persone.
Il disastro del Gleno fu causato dal cedimento strutturale della diga del Gleno il I dicembre del 1923. Sei milioni di metri cubi d'acqua, fango e detriti precipitarono dal bacino artificiale a circa 1.500 metri di quota, dirigendosi verso il lago d'Iseo. I morti furono ufficialmente 356, ma i numeri sono ancora oggi incerti. L'alluvione di Salerno del 25-26 ottobre 1954 causò 318 morti e 250 feriti. Un uragano in Sicilia il 26 settembre 1902 provocò oltre 300 morti (nel 1861 un evento simile, sempre in Sicilia, si era lasciato alle spalle 500 vittime). La catastrofe della Val di Stava si verificò il 19 luglio 1985 quando i bacini di decantazione della miniera di Prestavel ruppero gli argini scaricando 160.000 metri cubi di fango sull'abitato di Stava, piccola frazione del comune di Tesero, provocando la morte di 268 persone.
Uccise circa 7000 palermitani e numerosi animali tra cavalli e buoi, le cui carcasse venivano trascinate dalla furia del fango fino al porto della città. Una spaventosa ondata di fango venne giù dai Monti di Palermo, colmi di valloni e gole, e si accumulò nella depressione sotto le mura della città fino a toccare i quattro metri di altezza. Il disastro del Vajont, per vittime e devastazione, non ha pari nel XX secolo: la sera del 9 ottobre 1963, nel neo-bacino idroelettrico artificiale del Vajont, a causa della caduta di una colossale frana dal soprastante pendio del Monte Toc nelle acque del sottostante bacino, l'acqua dell'invaso tracimò e superò la diga. L'onda provocò l'inondazione e la distruzione degli abitati del fondovalle veneto, tra cui Longarone, e la morte di 1.917 persone.
Il disastro del Gleno fu causato dal cedimento strutturale della diga del Gleno il I dicembre del 1923. Sei milioni di metri cubi d'acqua, fango e detriti precipitarono dal bacino artificiale a circa 1.500 metri di quota, dirigendosi verso il lago d'Iseo. I morti furono ufficialmente 356, ma i numeri sono ancora oggi incerti. L'alluvione di Salerno del 25-26 ottobre 1954 causò 318 morti e 250 feriti. Un uragano in Sicilia il 26 settembre 1902 provocò oltre 300 morti (nel 1861 un evento simile, sempre in Sicilia, si era lasciato alle spalle 500 vittime). La catastrofe della Val di Stava si verificò il 19 luglio 1985 quando i bacini di decantazione della miniera di Prestavel ruppero gli argini scaricando 160.000 metri cubi di fango sull'abitato di Stava, piccola frazione del comune di Tesero, provocando la morte di 268 persone.
fonti: wikipedia, Lista di alluvioni e inondazioni in Italia; wikipedia, Rotta della Cucca; wikipedia, Disastro del Vajont; wikipedia, Disastro del Gleno; wikipedia, Disastro della Val di Stava - foto: Val di Stava dopo il disastro, 1985, wikimedia commons
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